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Santuario della Madonna del Poggio

L’immagine della Madonna ci sorride, con il bimbo Gesù che ci offre un fiore. Come sanno fare i fanciulli, che della bellezza sono il riflesso, così anche a noi viene offerto lo sguardo materno di Maria, il suo volto incoraggiante di amore. 

Il Santuario della Madonna del Poggio, la cui bella facciata in cotto, la ghimberga con pennacchi del portale e la finestratura della cappella laterale (rifacimenti della metà '800) rimandano ad arte alla architettura di stile gotico.

La sua origine si fa risalire ad un pilastrino con l'immagine della Madonna con Bambino, a cui venne dato il nome di " Santa Maria alla Fonte" per la vicinanza ad una sorgente d'acqua, che la credenza popolare riteneva portatrice di effetti miracolosi. Successivamente si decise di erigere una cappella a ridosso della vetusta Chiesa del Bambin Gesù, che prese il nome di Madonna del Poggio, derivazione etimologica dal latino "Podium", intendendo quindi la sua edificazione sopra un rialto o terreno più eminente dei vicini.

Nel 1494  Antonio Busi, Canonico di San Petronio, che aveva ottenuto la proprietà della Chiesa con il consenso dello zio Filippo, Arciprete della Collegiata, cedette, su disposizione del Papa Alessandro VI Borgia, il Santuario con annesso terreno e comprensivo della chiesa sussidiaria di San Bartolomeo, ai Monaci Gerolamini di San Barbaziano, della Congregazione dell'Osservanza,  dietro un compenso annuale di 15 fiorini d'oro.

La loro permanenza si protrasse sino alle soppressioni napoleoniche - quando la proprietà nel 1801 passò al Marchese Belloni - anche se per decreto papale (mai reso esecutivo) già nel 1652 i monaci gerolamini avrebbero dovuto lasciare l'intero complesso e consegnarlo ai preti secolari.

La chiesa, che nei primi del '400 aveva inglobato la prima cappella, sostenne nel corso dei secoli successivi numerosissimi interventi : dalla sua riedificazione di fine '400, al restauro e ripristino conseguenti ai danni causati dal terremoto del 1505 completati a metà secolo, fino ai restauri ottocenteschi, di iniziativa privata, dei quali ricordiamo l'abbattimento dell'esonartece del 1828 e il rifacimento della facciata.

L'interno a navata unica, con sei cappelle laterali e volta a botte, accoglie opere d'arte sacra di grande peso devozionale, oltre che di rilevanza artistica: una fra tutte  l'ampia cappella rinascimentale, entro la quale all'interno di un ciborio quadrangolare è esposta in permanenza l'immagine della Madonna del Poggio; mentre sulla parete frontale è addossato il cenotafio in marmo bianco dell'insigne canonico Antonio Busi, opera pregevole del 1506 dello scultore bolognese Vincenzo Onofri.  Sul sarcofago, con gusto ancora tardo quattrocentesco, fu posta la figura esanime del prelato in posizione "gisant", paludato in abiti canonicali, le mani incrociate e i piedi appoggiati ad un libro.

Riduciamo le successive segnalazioni, malgrado l'ampiezza dell'offerta,  all'imponente ancona o tribuna dell'altare Maggiore in legno dorato, foggiata a finti marmi, attribuita all'architetto Pietro Fiorini, dono della Chiesa di San Barbaziano e qui trasportata nel 1752 ; non meno degni di nota  sono gli affreschi del catino absidale e di quello dipinto sopra la parete del coro : i primi ripartiti in spicchi raffigurano - in quello centrale - a finto mosaico entro mandorla la Maria Vergine Assunta, contornata sul lato destro dalle immagini di San Giov,Battista, San Giorgio e del Beato Lupo d'Almeda . A  sinistra vi sono quelle di San Girolamo, San Michele Arcangelo e San Eusebio Cremonese. L'affresco dipinto sopra il coro, entro una finta cornice dorata, è invece opera cinquecentesca del pittore Biagio delle Lame, il quale, curiosamente, tra gli stanti della Natività, inserisce la figura di San Girolamo.

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