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Chiesa di San Bartolomeo e Convento

Signore aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore; e con queste fiamme accendete il mio fate che io bruci d’amore. (Dalla lettera di S. Clelia Barbieri).

Chiesa di San Bartolomeo e casa di riposo delle Suore Minime dell’Addolorata. 

La chiesa dedicata a San Bartolomeo ha una sobria facciata classica che affaccia su Piazza Sassoli. L’edificio retrostante la chiesa è un Convento abitato dalle suore Minime dell'Immacolata (Congregazione fondata da Santa Clelia Barbieri), gestito a beneficio delle consorelle anziane, come unità sussidiaria alla Casa Madre delle Budrie di Persiceto.

L'interno della chiesa presenta una navata unica, di dimensioni contenute, ed è impreziosito dalla settecentesca pala d'altare in cui, sotto la protezione della B.V. con Bambino, vengono rappresentati da un poco noto artista dell'epoca ben quattro Santi, di difficile identificazione se non si usufruisse del soccorso del nostro grande storico locale Giovanni Forni e della sua "Storia monografica" edita nel 1927.

Meno arduo è invece riconoscere i santi rappresentati a mezzobusto dall'ottimo pittore Ercole Graziani (metà del XVIII sec) in quattro tavole collocate a media altezza sulle pareti lunghe della navata: San Nicola, San Vincenzo Ferrer, San Liborio e Sant'Andrea Avellino.

Le interne lapidi commemorative parietali ci ricordano e celebrano alcuni importanti eventi, tra i tanti che hanno costellato la genesi e l'epilogo di questo piccolo ma significativo luogo di culto, di cui si ha memoria già nel 1235, trovandolo menzionato negli estimi di quell'anno.

Una di queste rammenta che Lorenzo e Giuseppe Tomba ricostruirono la chiesa dalle fondamenta  nel 1756 : in ottemperanza all'obbligo, contemplato nell'atto di acquisto consentito dalla Curia Arcivescovile di demolire il vecchio oratorio e di edificarne uno nuovo (così come oggi noi lo vediamo)

Una seconda lapide rievoca la elevazione ad altare privilegiato perpetuo a favore di tutti i consanguinei ed affini della famiglia Tomba, concessa nel 1771 da Papa Clemente XIV : in calce alla stessa è incastonata una piccola targa abbrunita che ricorda invece l'anno di consacrazione della chiesa (1315).

Nel mezzo, ci sta il suo conferimento nel 1450  da parte del Vicario Generale - e con il consenso dell'arciprete Filippo Busi - al chierico persicetano Don Antonio Busi, il quale, divenuto canonico di San Petronio di Bologna, la rassegnò assieme al Santuario di Madonna del Poggio, dietro pensione annua di 15 fiorini d'oro, a Papa Alessandro VI; che, a sua volta, con Bolla del 1494 la conferì ai monaci Gerolamini di San Barbaziano. Questi ultimi, mostrando fin da subito uno scarso interesse, prima la affittarono, poi la cedettero a privati, tanto che, passando dalla sospensione della officiatura(1711), alla sua profanazione, alla minaccia di demolizione(1745), si arrivò al già citato salvifico intervento dei fratelli Tomba.

I più contemporanei atti di vendita o di lasciti ereditari hanno coinvolto le famiglie Sassoli-Tomba e poi Mattioli, una esponente della quale, appartenendo alla Comunità delle Suore minime dell'Immacolata, ha devoluto in epoca non lontana con atto testamentario a detta congregazione la  Chiesa e tutti le annesse costruzione, convertire, come detto all'inizio, in Casa di riposo e assistenza alle consorelle anziane e malate.

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