

Chiesa del Crocefisso
In questo luogo dedicato prima alla Madonna Addolorata poi al bellissimo Crocifisso ligneo, qualcuno ha voluto ricordare i caduti di tante battaglie. La memoria è il legame che ci unisce al passato ed è anche il grido contro ogni guerra e violenza.
La Chiesa del Crocefisso, ultima denominazione in ordine temporale, che ha soppiantato tutte le precedenti, fa da fondale a Piazza Cavour nel lato corto a settentrione.
La sua origine affonda le radici nel XIII sec. ed è legata alla figura del Beato Eremita Riniero Fasani da Perugia, giunto a Bologna attorno al 1260 e fondatore di una congregazione a cui si ispirò per nome e finalità quella persicetana: la “ Compagnia di S. Maria dei Battuti della Vita e della Morte” e che ebbe la sua prima chiesa e ospedale a ponente di via Borgo Rotondo (ora via d’Azeglio)
Solo nel 1385 il Vescovo di Bologna Ottaviano Ubaldini riunì le Due Società in un unico sodalizio, che prese il nome di S. Maria della Scoppa e che nel 1442 iniziò la costruzione, contigua alla primitiva, di un’altra chiesa e oratorio, provvedendo oltre alla beneficenza elemosiniera anche a quella ospedaliera, assieme alla sua Consorella di S. Maria della Fossa.
Nel 1542 con un atto di permuta notarile La Compagnia cedette alle Monache di San Michele la prima chiesa con annesso convento, ricevendo in cambio il loro convento e chiesa alla Braglia, successivamente concessi in affittanza alla congregazione dei frati Cappuccini giunti a Persiceto nel 1580.
Nel 1626 venne fondata la nuova Compagnia del Suffragio (che diede poi nome alla Chiesa), con la erezione di un nuovo altare dedicato a San Gregorio Magno, il quale nella pala commissionata al pittore Antonio Randa (oggi conservata nel nostro Museo d’arte sacra), viene raffigurato nell’atto di intercedere per le anime del purgatorio.
Nel 1738 nella chiesa, al cui nome originario di S. Maria della Scoppa si era aggiunto quello “del Suffragio”, venne canonicamente eretta una nuova compagnia, detta della B.V.Addolorata, simbolicamente rappresentata dalla scultura in cartapesta della Madonna trafitta nel costato da sette pugnali, commissionata al più valente artista del barocchetto bolognese Angelo Gabriello Piò e collocata sull’altare maggiore.
La Confraternita della Scoppa nel 1755 mise mano alla costruzione di un nuovo e vasto oratorio, arricchendolo con quattro dipinti ovati ed una pala raffigurante “Cristo alla colonna”, contornati da cornici in stucco, preservatesi sino ai giorni nostri. Questo ha consentito, nella recente fase di restauro dell’oratorio, di ricollocare con esattezza nella loro sede primitiva fedeli riproduzioni fotografiche di quelle tele, accogliendo gli originali nel Museo d’arte sacra della Collegiata ( il quale può così offrire al visitatore interessato un contatto diretto con le opere autentiche ed una descrizione dettagliata dei suoi contenuti iconografici e degli autori ).
La vendita al Comune di un terreno di proprietà nel 1784, finalizzato alla costruzione del cimitero comunale ( anticipando così con lungimiranza il pertinente decreto napoleonico), diede ossigeno alla Compagnia, che avviò la ricostruzione della Chiesa su progetto dell’architetto Giuseppe Tubertini (protrattasi dal 1794 al 1797) e le consentì la committenza al pittore bolognese Pietro Fancelli di una pala da collocare sull’altare frontale a quello dedicato a Gregorio Magno, raffigurante i santi Vincenzo Ferrer e Filippo Benizi : opera salvatasi dalla devastazione napoleonica e oggi anch’essa visibile nel nostro Museo, che, va da sè, si propone sempre più come un compendio obbligato alla conoscenza del nostro patrimonio culturale.
Con la “ Restaurazione” – successiva alla caduta di Napoleone - nel 1819 vennero ricostituite le compagnie del Suffragio e della B.V. Addolorata, a cui si aggiunse nel 1905 una nuova Confraternita detta del “ SS. Crocifisso”, eretta nel 1820 e migrata, a seguito dell’abbattimento della Chiesa della B.V. del Carmine, nella chiesa che era stata già delle Monache di San Michele e che, con l’ampliamento delle Pia Casa di Ricovero, veniva definitivamente profanata e inglobata nella sempre più esigente struttura ospedaliera.
Oggi la chiesa si presenta con una facciata disadorna ma ravvivata da un aggettante cornicione che la separa in due ordini, dei quali, quello superiore, si conclude con un classico frontone triangolare sagomato da vistosa cornice; il tutto movimentato da gruppi di lesene distribuite al lati sia del portale di accesso che del finestrone sovrastante.
L’interno, a croce greca (ma per la scarsa lunghezza dei bracci, salvo quello dell’altare maggiore, potrebbe definirsi a pianta quadrata) è stato convertito in Sacrario ai Caduti delle due guerre, con l’elevazione di due imponenti lapidi speculari, che hanno sostituito negli anni 50 gli originari altari laterali; fortunatamente si è salvato – da questo revisionismo dalle encomiabili finalità celebrative e commemorative – l’antico altare maggiore, nella cui ancona resiste incastonato il pregevole crocefisso ligneo (intaglio di scuola Donatelliana del tardo ‘400), portato in dote dalla eponima Compagnia, come detto nel 1905, estromettendo la statua in cartapesta della B.V. Addolorata, relegata in una nicchia laterale. Il prezioso manufatto- che è sempre stato oggetto di grande devozione, tanto che sin dalla metà ‘800 veniva istituita una specifica festività locale, celebrata con solennità dapprima ogni 5 anni e poi con cadenza decennale, ancora oggi mantenuta – si presenta al visitatore della Chiesa del Crocefisso nella luminosità di tutta la sua originaria policromia, riportata alla luce dal provvidenziale restauro del 2020; il quale, oltre ad intervenire strutturalmente sullo stato conservativo del materiale legnoso (ed in particolare sulla profonda fessura del costato, conseguente al normale ritiro del legno ), ha asportato la ridipintura bronzea, che il gusto imperante già in epoca barocca imponeva, come richiamo alla acromia della classicità antica e con l’idea di impreziosire l’oggetto liturgico assimilandolo al metallo ritenuto più nobile.